fotografie Roberto Polillo a cura di Denis Curti
Morocco
Per immergersi appieno in questo percorso espositivo credo sia necessario abbandonarsi al proprio inconscio, così da lasciarsi alle spalle ogni stereotipo ed essere in grado di vivere completamente un'esperienza visiva decisamente lontana dalla realtà. Come ricorda Coleridge e lo suggerisce Brecht. E’ la sospensione dell’incredulità.
In queste stanze, portate al grado zero del nero, l’autore sembra muoversi come uno sciamano contemporaneo capace di esprimere il bisogno vitale dell’umanità di ricomporre il rapporto con quell’universo che essa stessa è stata capace di costruirsi.
La sua esplorazione del mondo è l’espressione di un preciso desiderio, quello di raccogliere empatia per poi restituirla. Se è vero che da sempre gli esseri umani cercano di rendere concreto ciò che non è possibile vedere, in questa mostra si potrà cogliere la precisa volontà di impiegare gli strumenti, già a disposizione, per svelare ciò che viene percepito come invisibile ma che, effettivamente si trova davanti agli occhi di tutti.
L’autore riporta alla luce il visibile attraverso una precisa grammatica delle immagini. L’idea della condizione eterea iniziale assume altre forme e ci rileva la presenza di un passaggio umano di rara intensità.
Denis Curti